Parco dei Mostri

Parco dei Mostri

BOMARZO è un antico borgo medievale arroccato su un crinale tufaceo e affacciato sulla valle del Tevere. Domina il centro storico il rinascimentale Palazzo Orsini (oggi sede comunale), antico castello medievale ricostruito su progetto di Baldassarre Peruzzi per volontà di Corrado Orsini e del figlio Pier Francesco (detto Vicino). Si scende nella valle sottostante il Palazzo per visitare il Sacro Bosco, meglio conosciuto come Parco dei Mostri, un complesso artistico e culturale unico nel suo genere; voluto nel XVI secolo da Vicino Orsini, personaggio originale ed eclettico, lo stravagante bosco ospita numerose sculture fantasiose e grottesche ricavate da massi di pietra vulcanica (peperino) sparsi per il parco. Per “sfogar” il proprio cuore il principe Vicino ruppe tutte le regole dell’arte del tempo creando un boschetto delle meraviglie, poi definito del mostri dalla gente del posto spaventata alla loro visione, dove “mostro” sta per surreale, bizzarro, sproporzionato, al di fuori di ogni regola, compostezza, euritmia ma dove tutto sembra voler dire che l’amore e la vita alla fine trionfano sempre. Tra le sculture in cui ci si può imbattere: il Mascherone, il mostro più emblematico del parco, con enorme bocca spalancata al cui interno è ricavata una stanza con tavolo, l’Elefante che porta una torre sul suo dorso, evidente richiamo all’attività militare della famiglia Orsini e all’arte orientale, così come il Drago in lotta con tre belve; e ancora la Casa pendente, costruita appositamente su un masso inclinato e che fa girare la testa entrandovi, la Tartaruga gigante, sormontata da una elegante figura di donna ammantata rappresentante la vittoria. Il Sacro Bosco fu fonte di ispirazione non solo per gli artisti del tempo ma anche per quelli contemporanei, come Salvador Dalì che per uno dei suoi più famosi dipinti si ispirò ai mostri del Parco contribuendo alla loro riscoperta, al risveglio dell’interesse pubblico e alla diffusione nel mondo dopo circa trecento anni di oblio ed abbandono. Fino a che Giovanni Bettini, un amante dell’arte locale, nel 1953 comprò l’intero terreno e iniziò un attento restauro. Oggi il parco è aperto al pubblico, migliaia di artisti, archeologi, scrittori e turisti arrivano in numero sempre più crescente e documentari televisivi vanno in onda in tutte le parti del mondo.

Lascia un commento