In occasione delle aperture straordinarie dell’area archeologico di Ferento (ogni terza domenica del mese), oggi mi reco in visita all’importante sito, distante solo pochi minuti da Viterbo.
La città romana di Ferento si trova su un’ampia piattaforma tufacea detta Pianicara, lungo la strada provinciale Teverina che dal capoluogo conduce a Bagnoregio (a 6 km da Viterbo). E’ qui che si insediarono gli sfollati della vicina città etrusca Acquarossa, distrutta intorno al 500 a.C.. Ferento fu un opulento Municipio Romano, abitato da abili artigiani e potenti commercianti. Dalla fine del V secolo alla metà del VII secolo fu anche sede di diocesi.
Grazie agli scavi condotti nel 1966 dal re Gustavo VI Adolfo di Svezia, si riportarono alla luce importanti resti monumentali, sia di età romana che medievale: tra questi in particolare il teatro romano, ancora oggi sede di spettacoli estivi.
Dal 1994 gli scavi sono affidati alle campagne promosse dall’Università della Tuscia su concessione della Soprintendenza archeologica per l’Etruria meridionale. I reperti più significativi recuperati sono esposti nel Museo Archeologico Nazionale di Viterbo, presso la Rocca Albornoz.
L’impianto regolare forse del III secolo a.C. è impostato su un asse principale est-ovest (decumano), costituito dal tratto urbano della via Ferentiensis.
Le vicende del conflitto greco-gotico e la successiva occupazione longobarda, avvenuta poco dopo il 605, determinano per Ferento l’inizio di un periodo di crisi economica e demografica con un restringimento dell’area abitata. Privata anche della sede vescovile, trasferita già dai primi anni del VII secolo, a Bomarzo, Ferento si riduce al ruolo marginale, in parte superato dal suo inserimento nel IX secolo nei territori della Chiesa; tra XI e XII secolo la nuova crescita economica e demografica dell’insediamento porta all’attrito con il vicino comune di Viterbo. Il conflitto culmina con la distruzione completa di Ferento da parte dei viterbesi nel 1172 e la sua annessione al contado viterbese.
La città conserva nella struttura urbanistica, nel teatro e nel complesso delle terme la testimonianza della sua fioritura in età romana (II secolo a. C.).
Il teatro, nello spazio compreso tra le mura e il decumano, si caratterizza per la scena magnificamente conservata, arricchita un tempo da numerosi gruppi scultorei, mentre è parzialmente ricostruita la cavea, direttamente costruita nella roccia e destinata al pubblico. 27 arcate a tutto sesto, circondano completamente la cavea.
Altro importante edificio della città è quello delle terme, ad est del teatro: Doveva trattarsi di un edificio molto grande ed imponente, che occupava una vasta area rettangolare ancora riconoscibili i diversi vani (frigidario, tepidario, calidario) dei quali ci rimane la pavimentazione a mosaico e parti di colonne e di mura.
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