Oltrepassata Bolsena e costeggiando il lato nord-orientale dell’omonimo lago si arriva a Gradoli. Cittadina del viterbese di circa 1500 abitanti, nella zona dell’alta Tuscia ai confini tra la Toscana e l’Umbria, nota per la produzione del vino Doc Aleatico e del Grechetto rosso, l’olio Extravergine d’Oliva, i famosi fagioli del Purgatorio, il pesce del lago e per il Palazzo Farnese. Ed è qui che oggi mi dirigo, alla scoperta di una delle più grandi signorili residenze dell’importante casata.
Il Palazzo, isolato a sovrastare il tessuto urbano, fu commissionato nel 1517 dal cardinale Alessandro Farnese (futuro papa Paolo III) e progettato da Antonio da Sangallo il Giovane, architetto di fiducia della famiglia, come residenza estiva del papa e dei Farnese.
Le pareti delle stanze nobili sono decorate da un complesso di temi mitologici e allegorici, nonché da una serie di riferimenti araldici della famiglia.
Si sale fino al secondo piano nobile, sede del Museo del Costume Farnesiano, e si accede alla Sala del Loggione, così chiamata perché originariamente vi era un loggiato aperto con vista sul lago, tamponato a seguito del riutilizzo del palazzo da parte dei padri filippini. I paesaggi dipinti sono il teatro di temi mitologici, in parte menomati dagli stessi padri per censurare i numerosi nudi. Da qui si gode una splendida vista sulle acque del lago, sulla campagna e sul borgo. Nella successiva Sala dei Monocromi, la superstite decorazione illustra una serie di battaglie di terra e di mare.
Il museo espone numerose riproduzioni di costumi di epoca rinascimentale e barocca, fedelmente ripresi dall’iconografia farnesiana e da fonti bibliografiche dell’epoca; un telaio del 1800 per la tessitura della canapa, diversi oggetti domestici e strumenti per la lavorazione della lana.
Uscita dal Palazzo decido di proseguire per i vicoli del borgo fino ad arrivare alle chiesetta di S. Michele Arcangelo, antica parrocchiale, che conserva un interessante affresco di scuola senese della prima metà Quattrocento.